In Kenya la vita è sempre più dura e i bambini ne pagano il prezzo
Hanno 12 anni e il terrore negli occhi
Altre due ragazzine di 12 anni sono state portate dai servizi sociali nella Casa dei bambini di Mwangaza, a Kilifi, in Kenya.
Ancora due vittime inermi di violenza da parte dei familiari.
Purtroppo questo genere di casi sta aumentando, lo abbiamo già raccontato, ma ogni volta il personale che opera nella casa mette in campo la stessa totale dedizione e sensibilità di sempre.
Quando le ragazzine sono entrate, terrore, rabbia e diffidenza era il loro bagaglio. Storie simili vissute da anime diverse.
Recuperare serenità, autostima e fiducia nel genere umano sarà un percorso lungo, unico e su misura. Una strada che hanno già iniziato seguite dal personale specializzato.
La Casa dei bambini è una struttura gestita e finanziata da Annulliamo la Distanza con il fondamentale contributo di Antonio ed Emilio Giaffreda Onlus che ospita attualmente 27 minori.
Sono orfani, oppure bambini che i servizi sociali hanno allontanato dal nucleo familiare perché maltrattati e in pericolo, o ancora sono piccoli recuperati dalla polizia perché vivevano per strada.
Se dentro l’orfanotrofio si curano le ferite e la sicurezza è garantita, la vita fuori è per molti bambini terribile.
La prima cosa che si impara è il rispetto
Nella struttura di Kilifi sono in programma diverse attività, educative, ludiche e sportive.
Alla base c’è un insegnamento prioritario: il rispetto, soprattutto tra uomo e donna.
Spesso vengono proposti lavori di gruppo guidati da un team di psicologi locali, perché la conoscenza del sistema culturale è fondamentale per generare consapevolezza e cambiamento.
In Kenya una ragazza su sei ha subito abusi sessuali da bambina.
Che questo dato non venga però letto in modo strumentale, come un giudizio superficiale sulla cultura africana.
I dati dell’Italia parlano chiaro e forte, con una media di 11 casi di violenza sessuale al giorno, solo tra quelli denunciati. La verità è che su questo tema non abbiamo proprio nulla da insegnare.
La Casa dei bambini è un rifugio dove sempre più bambini chiedono di entrare
“La casa di accoglienza di Mwangaza è un’oasi, perchè i bambini ricevono tutto ciò di cui hanno bisogno: cibo, vestiti, scuola e cure mediche. Fuori è devastante”
A raccontarlo è Manuela Maraggi, volontaria di Annulliamo la Distanza e sostenitrice a distanza di un ragazzo che vive nella Casa dei bambini. E’ rientrata da pochi giorni dalla missione in Kenya, paese che ormai conosce da quindici anni.
La siccità e le conseguenze dei cambiamenti climatici stanno mettendo un paese già fragile, ma non solo. “L’inflazione è alle stelle, i prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati a dismisura e i poveri cercano di sopravvivere con quello che hanno, cioè quasi nulla. La situazione intorno alla struttura di Mwangaza è devastante” .Prosegue Manuela. ” I bambini che vivono nella zona, vogliono entrare per sentirsi al sicuro, giocare e avere da mangiare. Gestire queste richieste è molto complesso, ma senza dubbio ne comprendiamo le ragioni. Stiamo cercando di trovare un compromesso, perché la discriminazione tra i bambini è l’ultima cosa che vogliamo fare”.
Senza dubbio, avere più sostenitori, ricevere altri fondi da destinare a questo progetto, può permetterci di accogliere un numero maggiore di bambini e di fare di più.
L'adozione a distanza cambia il destino dei bambini e arricchisce la tua vita
L’adozione a distanza è un modo possibile per aiutare. Non è solo il contributo di una quota mensile, ma può essere la forza di un legame.
Significa far sentire a uno di questi bambini la tua presenza, attraverso un dono sostenibile, ma fondamentale e straordinario, perché cambia loro la vita.
Manuela ha adottato a distanza Lennox quando aveva solo pochi anni. Ora è un diciassettenne alto, riservato e dolcissimo. In tutto questo tempo si sono scritti, visti e conosciuti.
Ora, Manuela è pronta per dare a Lennox e ad un secondo ragazzo cresciuto a Mwangaza un’ altra opportunità incredibile: venire in Italia per un paio di settimane, probabilmente la prossima estate.
“Quando io e il mio compagno abbiamo parlato a Lennox di questa intenzione per conoscere il suo parere, ci ha dato una risposta così netta che, ancora una volta ci ha fatto riflettere sulla nostra condizione privilegiata. Ci ha detto: io sono un orfano, non posso permettermi di rifiutare questa opportunità. L’adozione a distanza è un’esperienza che ha arricchito la mia vita e che auguro a tutti”. Conclude Manuela. ” Ho imparato molto: la potenza dei legami autentici, anche se a distanza, dove troppe parole non servono.”
Per cambiare la vita di un bambino bastano 30 € al mese
Se vuoi adottare un bambino a distanza o avere maggiori informazioni compila questo form e saremo felici di risponderti.
I bambini prima di tutto ®