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Guarnieri e l’asta solidale per i bambini del Kenya “Nelle opere c’è la mia vita. Voglio dedicarle a un bene più grande”

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Perché Guarnieri ha scelto di mettere a disposizione le sue opere per un' asta solidale

“Gracias a la vida. Posso dirlo. Sono molto grato per quello che ho ricevuto e voglio che questo mio percorso possa essere d’aiuto ai bambini che ne hanno bisogno”. Quando raggiungiamo Antonio Guarnieri al telefono ci dice che è alle prese con il “trasloco”.
Ha iniziato a portare alla Fondazione Zeffirelli di Firenze alcune delle 88 opere che saranno battute all’asta benefica in programma domenica 23 marzo dalle 14:00 per raccogliere fondi da destinare alla Casa dei bambini di Mwangaza, in Kenya. Un evento patrocinato dal Comune di Firenze
“Ci sono sculture alte un metro e mezzo e tele di due metri per uno. Trasportarle non è uno scherzo” La risata di Guarnieri è schietta, così come le sue parole: “Non voglio un euro di quanto sarà raccolto e spero che tutte le opere possano trovare una casa, una collocazione. Ho messo a disposizione anche i miei lavori più apprezzati, perché credo molto in questa scelta e nella serietà di Annulliamo la Distanza”.
Guarnieri ha le idee chiare, perché questa decisione l’aveva maturata già da tempo, ma non aveva trovato l’associazione giusta con cui concretizzare questo progetto.
Il 23 marzo per me si chiuderà un cerchio. Avrò da poco festeggiato il mio compleanno, circondato dalle mie amicizie più care e voglio che il giorno dell’asta l’attenzione sia tutta rivolta alla finalità, quindi ai bambini e alla possibilità di creare per loro condizioni migliori, sia nel presente che nel futuro. Dentro alle mie opere c’è la mia vita. Voglio dedicare tutto l’impegno, le fatiche e gli ostacoli che ho superato per poterle realizzarle per un fine più grande.

"Desidero desidero solo trasformare il mio lavoro in energia capace di generare cambiamenti positivi nelle esistenze difficili dei bambini del Kenya."
Asta solidale Antonio Guarnieri Firenze
Antonio Guarnieri
Artista

Il potere dell'arte arriva ai bambini orfani di Mwangaza, in Kenya

Abbiamo chiesto a Guarnieri cosa ha imparato negli anni dai bambini.
I bambini mi commuovono. Tutti i bambini. Perché quando li guardo posso già vedere in loro le persone che diventeranno.
Sono la nostra speranza. Purtroppo però, troppo spesso, sono proprio i bambini a non averla, la speranza. Mi auguro di andare presto a Mwangaza, con Nicola e gli altri volontari di Annulliamo la Distanza. Non sono mai stato in Africa ma è come se avessi questi bimbi davanti ai miei occhi”.
Ed è proprio la vista uno dei “poteri” di Antonio Guarnieri, nato a Mendoza, sulla cordigliera argentina, da una famiglia di origini italiane.
“Sono cresciuto a casa di mio nonno italiano che ascoltava l’inno di Mameli e si metteva a piangere. E io con lui, anche se non capivo il significato delle parole.
Da piccolo quasi non parlavo, però vedevo. I pesci nuotano, io vedo, analizzo.
Paradossalmente, però, vorrei essere microscopico, invisibile.

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Il corpo umano e l'acqua

Spesso il protagonista dei miei lavori è il corpo umano. Artisticamente è uno dei soggetti più difficili da rappresentare, perché devi dotarlo di forza propria.
Per me è stata una terapia, perché raffigurando la bellezza potevo fare pace con l’immagine negativa, in senso estetico, che ho sempre avuto di me stesso”. Sorride. “Negli anni è migliorata, ma di certo non mi sento bello. Si chiama “spettrofobia”, la paura degli specchi. Quando entravo nei caffè di Parigi, con specchiere ovunque, era un disastro, ma trovavo sempre una colonna dietro cui nascondermi.”. La risata si fa più aperta, perché oltre alla vista, l’autoironia e la trasparenza sono altri due suoi punti forti.
Guarnieri sa essere trasparente come l’acqua, altro elemento centrale nelle sue opere.
“Ho una personalità fluida. Posso essere totalmente limpido e poi diventare ghiaccio tagliente. Mi rendo conto che questo aspetto di imprevedibilità a volte disorienta Forse l’acqua rappresenta anche il mio desiderio di ritornare all’utero materno. Io sono nato con un parto cesareo e mia madre è quasi morta. C’è stato uno strappo. L’acqua mi rappresenta, anche perché rende liberi e leggeri”.

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La goccia di solidarietà è vitale per l'oceano

Guarnieri ha trascorso oltre 40 anni in Italia, ma ad essere fluida è anche la sua percezione del tempo “Mi sembra di essere arrivato ieri. In realtà avevo 29 anni e Firenze in quegli anni era meravigliosa. In Argentina avevo una laurea in Belle arti e un lavoro come insegnante. A Firenze ho ottenuto l’equipollenza del titolo di studio con l’accademia delle Belle Arti fiorentina.
Il primo lavoro è stato come responsabile dell’allestimento di una mostra sui pizzi, trine e ricami tra l’800 e il 1950 curata da un esperto di tessuti antichi, nel palazzo che poi sarebbe diventato Palazzo Pitti. E’ stata un successo incredibile. Da lì ho iniziato la mia carriera, che mi ha permesso di sperimentarmi in ambiti artistici diversi: il teatro, la danza, la scenografia, il design, fino alla scrittura.  Contemporaneamente, ho sempre prodotto e venduto le mie opere, che sono arrivate in diversi paesi del mondo, dalla Germania agli Stati Uniti.
Per un periodo ho vissuto anche a Barcellona, grazie alla collaborazione con una galleria importante che poi però ha chiuso i battenti per cause di forza maggiore. Così sono tornato alla base, a Firenze.  Sono anche finito in un call center, non mi vergogno a dirlo. Ho capito il carico di sofferenza che si prova a sopportare le condizioni di stress acuto, spesso unito a maltrattamenti. Questa esperienza ha rinnovato il mio slancio verso la trascendenza, per superare le umane limitazioni”.
Nella ricerca di Guarnieri, anche la mitologia ha avuto un ruolo importante.
Icaro è sempre stata una figura emblematica. L’uomo che vuole andare oltre se stesso e poi casca. Anche se per breve tempo però, ha avuto le ali e ha potuto staccarsi dalla terra. Che non è poco.
Insomma, ribadisco, ho ricevuto tanto. La mia famiglia sono gli amici che mi sono accanto. A questo punto, desidero solo trasformare il mio lavoro in energia capace di generare cambiamenti positivi nelle esistenze difficili dei bambini del Kenya.
Altro non posso fare. I grandi del mondo non sanno cosa stanno facendo alle generazioni future. Il mio gesto, lo so, è una goccia nell’oceano, ma se ognuno di noi mettesse la propria goccia le cose inizierebbero a cambiare, almeno un pochino

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L’asta benefica è un evento patrocinato dal Comune di Firenze

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